a decay diary

Memento-diary

Questi reconditi e polverosi luoghi che amo fotografare non si trovano per caso, anche se devo ammettere che un paio di volte mi è capitato. Solitamente ci si deve imbattere in svariati tipi di difficili e prolissi studi e ricerche che possono anche portare a veri e propri buchi nell’ acqua ma, a volte, a elettrizzanti soddisfazioni. 

In questo particolare caso mi son dovuto davvero impegnare per localizzare questo remoto posto del quale però avevo già intuito i meravigliosi segreti che nascondeva. 

Tra le poche notizie che avevo scovato echeggiava una diceria secondo la quale questo “castello” era per così dire “protetto” da un gruppo di anziani signori che, li stesso, producevano un saporitissimo caciocavallo.  

Un caldissimo sabato mattina di fine luglio decido di andarci e dopo lunghe ore di tragitto mi ritrovo a percorrere strade che tagliano sconfinate pianure su cui, sotto un cocente sole e con 45 gradi centigradi, piegano la schiena numerosi gruppi di braccianti intenti a raccogliere pomodori ed altri ortaggi. 

Non sono lontano; curvo verso una strada non asfaltata nella speranza di vedere qualcosa, ma ancora nulla. Superato un grande campo e dopo aver timorosamente salutato a cenni un contadino intento a far manovra con un enorme trattore, appare, alla mia sinistra, un basso muretto che regge un largo cancello aperto; capisco subito che è il posto che stavo cercando. 

Scendo dall’auto e mi trovo in una grande aia ai quali lati numerosi steccati tengono recintati svariati animali: maiali, galline, pecore, oche, davvero di tutto; ma il mio sguardo viene subito rapito dalla facciata del “castello” che tanto avevo cercato. Non faccio in tempo ad osservarlo bene che il rumoroso verso delle oche mi fa voltare facendomi notare una struttura più piccola con un comignolo da cui esce del fumo e con un piccolo ed artigianale gazebo sotto cui siede un anziano e rugoso signore. 

Mi avvicino e inizia a parlarmi gentilmente ma in un dialetto quasi totalmente incomprensibile facendomi segno di entrare e, senza farmelo dire due volte, varco l’uscio restando sbalordito da ciò che vedo.

Come se il tempo fosse fermo a decenni e decenni fa, due arzilli vecchietti, uno intento a mescolare del latte in una grossa marmitta piena di latte che bolle scaldato dal fuoco di un camino, ed uno con le mani in un fumante e grande pentolone che plasma sinuose forme di profumato caciocavallo. Era tutto vero. 

Con antica gentilezza uno dei due anziani signori mi accompagna verso l’ingresso del “castello”, in realtà una vecchia masseria fortificata, di cui loro utilizzano solo le sale al pianterreno per stagionare il formaggio, dicendomi soddisfatto che, di lì a poco, sarebbero riusciti finalmente a fare partire i lavori di restauro della parte antica della masseria auspicati da molto tempo. 

Una vecchia scala mi conduce al piano superiore dove, tra ammassi di piastrelle e polvere, mi addentro in misteriose stanze, dai i cui pochi oggetti rimasti si percepisce il passato utilizzo come deposito o addirittura come essiccatoi di pelli animali, con alcuni tra i più affascinanti affreschi che io abbia mai visto.

Tra le crepe dei muri i colori di questi meravigliosi capolavori  appaiono incredibilmente nitidi e vividi e fanno da sfondo al volo di numerose rondini che, approfittando degli infissi cadenti e dell’ormai mancato utilizzo della struttura superiore, hanno nidificato proprio lì dentro creando una piccola e “nobile” colonia. Prima di andarmene torno naturalmente a ringraziare gli attempati signori, acquisto un formoso e profumatissimo caciocavallo e lascio il “castello” salutando affettuosamente quei simpatici vecchietti che presto potranno veder risorgere il loro incantevole tesoro. 

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