a decay diary

Memento-diary

È stupefacente come le ville nobiliari costruite tra la fine dell’Ottocento ed inizi del Novecento, in questa regione d’Italia, riescano, anche con piccoli elementi architettonici, a svelare storie ed abitudini molto particolari della vita dei nobili che le hanno abitate. Diventa, però, altrettanto affascinante seguire il mutamento che queste storie hanno avuto nel corso del tempo. Questo perché le persone comuni che abitavano attorno a queste ville, hanno tramandato, di generazione in generazione, i racconti relativi ai nobili vicini fondendoli con le proprie credenze, con le proprie conoscenze e con la propria capacità comunicativa, rendendo il tutto, quando privo di fonti certe, avvolto dalla profumata nebbia della leggenda.

La struttura che si vede in foto e che si trova nel parco di una villa ormai in totale decadenza degli inizi del Novecento, è un elemento tipico delle nobili dimore europee del settecento, chiamato “coffee House” o “tea House”. A seconda delle disponibilità economiche e delle dimensioni del parco potevano essere più o meno grandi e più o meno abbellite e qui i nobili intrattenevano i propri ospiti ammirando il parco circostante tramite apposite finestre o aperture poste su tutti i lati dell’edificio. Non è sicuramente questo il caso ma, in alcuni di quei racconti locali di cui parlavo prima, si narra non di “coffee House” ma di “Cà fause” (case false) utilizzate, proprio per la loro ottima aerazione interna generata dalle tante aperture, come alloggi temporanei per chi, della famiglia, si fosse ammalato di tubercolosi, una malattia delle vie respiratorie molto diffusa in quel tempo e soprattutto priva di cure specifiche con le limitate conoscenze d’epoca.

Di queste strutture, nelle ville di questa regione, se ne vedono davvero tante e di diversa tipologia e dimensione ma non ho elementi validi per poter dire quali siano state costruite per bere il caffè o per curare la tisi, se, nel tempo, quelle finestre da dove si ammirava il giardino siano state, poi, reimpiegate per la necessità di alleviare gli affanni dei malati, o se addirittura tutto possa essere stato un semplice fraintendimento per la simpatica somiglianza fonetica nella pronuncia delle parole “coffee House” e “Cà fause”. Mi è piaciuto, però, di questa in particolare, raccoglierne un momento e avvolgermi, nella già nominata, profumata nebbia della sua leggenda ammirando la sua, se pur decadente, bellezza; prima che la natura la riprenda totalmente a se.

error: Content is protected !!